Ceretto

Domanie Gilbert Picq Chablis - 0.75l

Tipologia

Vino

Tipologia 2

Bianco

Alcol %

13

Formato

0.75l

Annata

2018

Località

Francia - Borgogna

Vitigni

Chardonnay (100%%)

Scheda tecnica Domanie Gilbert Picq Chablis - 0.75l

L’inverno a Chablis non è mite. L’aria è dura, il paesaggio alterna case grigie, colline brulle, vigne nude, e spazi di un verde acceso, acido. La strada per arrivare a Chichée guarda spesso il Serein che incede tumultuoso, scuro. La pioggia va e viene, e il vento arriva a premerla sul volto. Lo sguardo salta da un elemento all’altro, diluito nel clima continentale. Tramortiti dal fluire crudo dello sfondo, arriviamo di fronte alla casa-cantina di Didier Picq, vignaiolo.

E’ lui ad accoglierci: volto asciutto, acuto, come il territorio e – lo scopriremo in seguito – come i suoi vini. “Prima di tutto le vigne” – gracchia Picq – e si parte di nuovo. Questa volta il viaggio dura pochi minuti. Giriamo in tondo per un tratto – almeno pare – inerpicandoci subito dopo lungo il dorso di una collina. Raggiungiamo così il piccolo altopiano che abbraccia il Vosgros, un appezzamento classificato premier cru. L’impatto è forte: un manto di pietre bianche copre tutto.

Cantina

Ceretto
La terra, la terra, la terra, la terra e poi ancora la terra”, scriveva Luigi Veronelli: questa è la stessa filosofia che la famiglia Ceretto ha sostenuto in particolare a partire dagli anni ‘60, quando Bruno e Marcello hanno iniziato ad affiancare il padre Riccardo nell'azienda da lui fondata negli anni ‘30 ad Alba. Il loro obiettivo era chiaro: selezionare le vigne nelle posizioni storicamente più valide e vinificarne le uve singolarmente. Un’idea avuta durante un viaggio in Borgogna, ma soprattutto un’idea che con il tempo avrebbe dato loro ragione e che avrebbe portato le bottiglie dei Ceretto nell’olimpo dell'enologia mondiale, rendendo il Barolo e il Barbaresco tra i vini più apprezzati al mondo. Un’intuizione fondamentale, una vera e propria rivoluzione per un territorio in cui il concetto di cru era allora totalmente sconosciuto. Oggi, a oltre quarant’anni di distanza, la famiglia Ceretto è uno dei maggiori proprietari di vigneti del Piemonte, con più di 160 ettari situati principalmente nelle aree più pregiate delle Langhe e del Roero, comprese le DOCG Barolo e Barbaresco. Tra i filari, sotto la direzione di Alessandro Ceretto è stato centrato nel 2015 l’obiettivo della certificazione biologica, per cui le viti sono allevate nel pieno rispetto di ambiente ed ecosistema, non conoscono diserbanti chimici e vengono curate con trattamenti minimamente invasivi. Uve di nebbiolo, arneis e riesling renano, poi anche di cabernet sauvignon, merlot e syrah, e ancora di dolcetto, barbera e moscato, arrivano in cantina per essere trasformate in Barolo, Barbaresco, Langhe Arneis DOC, Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba, Moscato d’Asti e Barolo Chinato. Etichette, partendo dal “Blangé” per poi passare al “Monsordo”, al “Piana”, al “Rossana” e al “Bernardina”, che rimandano tutte al nome di “Ceretto”, nelle Langhe piemontesi di certo uno tra i più prestigiosi quando si parla di vino. Un nome che è diventato ormai sinonimo di attenzione, di ricerca e di etichette che esprimono un’alta identità territoriale, esaltando il vero carattere varietale delle uve con estrema purezza e raffinata eleganza.

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